Rantolo terminale nelle cure palliative
Il rantolo terminale è un rumore gorgogliante dovuto al passaggio dell’aria tra secrezioni accumulate in orofaringe quando la deglutizione si riduce per sonnolenza e debolezza bulbare. Nella maggior parte dei casi il paziente non è consapevole del rumore e non sperimenta soffocamento; il fenomeno impatta soprattutto sui familiari che ascoltano. La comparsa è frequente nelle ultime ore–giorni e non sempre coincide con il momento della morte. Studi osservazionali riportano una prevalenza attorno al 25–50% e, quando presente, un intervallo mediano dall’esordio al decesso di circa 16 ore, con ampia variabilità individuale.
Fisiopatologia e tipologie
Nelle fasi finali si riducono coscienza e riflessi; la lingua cade posteriormente, le secrezioni salivari e faringee ristagnano nelle vallicole e in ipofaringe. Talvolta contribuiscono secrezioni bronchiali più dense e il rumore varia con il decubito. Dal punto di vista pratico distinguiamo un quadro orofaringeo (salivazione e ristagno prevalenti) e uno più bronchiale (secrezioni tracheo-bronchiali). Questa distinzione orienta le scelte: posizione e igiene orale per il primo, approccio più cauto ai liquidi e valutazione anticolinergica per entrambi. La storia naturale è variabile e possono verificarsi più episodi nella stessa fase terminale.
Quanto dura e cosa percepisce il paziente
Il rumore può fluttuare per ore e attenuarsi cambiando posizione. La letteratura sottolinea che il distress riguarda soprattutto i familiari; spiegarne il significato riduce ansia e vissuti postumi.
Che cosa dice la letteratura sugli interventi
Le indicazioni non farmacologiche sono sempre la prima scelta: igiene orale frequente, decubito laterale o postura semiseduta. Le prove sull’efficacia degli anticolinergici sono eterogenee: revisioni e meta-analisi non mostrano un beneficio robusto nel trattare il rumore già stabilito, mentre la profilassi precoce con butilscopolamina in pazienti a rischio può ridurre l’insorgenza. Le linee guida raccomandano di valutare l’impatto sul paziente e sui familiari, comunicare in modo chiaro e individualizzare gli interventi.
Farmaci: quando iniziarli e come usarli in modo proporzionato
Gli anticolinergici riducono la nuova produzione di saliva ma non rimuovono le secrezioni già presenti; per questo funzionano meglio se iniziati all’esordio del rumore. In assenza di controindicazioni, si impiegano molecole con minore penetrazione centrale per ridurre rischio di confusione. Dosi tipiche usate nei percorsi regionali includono butilscopolamina 20 mg sottocute al bisogno e poi fino a 60–120 mg/24 h in infusione continua, glicopirrolato 0,2 mg sottocute ogni 6–8 ore al bisogno o infusione continua, idrobromuro di scopolamina 0,4 mg sottocute al bisogno come terza linea. L’atropina 1% sublinguale può essere considerata quando non è disponibile la via parenterale. Attenzione a secchezza orale, ritenzione urinaria, tachicardia e, con molecole lipofile, possibile delirium; l’idrobromuro attraversa la barriera emato-encefalica più del butilbromuro e del glicopirrolato.
Idratazione, aspirazioni e scelte da evitare
Nelle ultime ore le infusioni possono aumentare il volume di secrezioni; se non ci sono indicazioni cliniche specifiche è ragionevole ridurle o sospenderle, mantenendo igiene del cavo orale e piccole umidificazioni. L’aspirazione profonda è sconsigliata perché irrita le mucose e può peggiorare il problema; meglio limitarsi a una toilette delicata del cavo orale e a piccoli cambi di decubito.
Comunicazione con la famiglia
Dire con semplicità che il rantolo non è soffocamento aiuta a contenere la paura. Concordo un piano scritto: cosa osservare, quando chiamare, quali dosi di salvataggio per altri sintomi e come regolarsi di notte. La rassicurazione riduce il ricordo traumatico nei congiunti.
Quando (non) sedare
La sedazione palliativa non è indicata per il rumore in sé. Si valuta solo di fronte a un sintomo davvero refrattario nonostante posizioni, igiene e terapia anticolinergica ben condotte, con obiettivi chiari e consenso informato. Per i criteri vedi sedazione palliativa.
Domande frequenti sul rantolo terminale
Il rantolo terminale significa che il paziente sta soffocando?
No. È il rumore dell’aria che attraversa secrezioni accumulate in orofaringe quando la deglutizione si riduce. Il paziente di solito non è consapevole del rumore e non prova soffocamento. Il disagio è soprattutto per chi ascolta.
Quando compare e quanto dura?
Di solito nelle ultime ore–giorni. L’intensità può variare con la posizione e con la quantità di liquidi. Può attenuarsi cambiando decubito e con una buona igiene orale.
Cosa posso fare subito a casa?
Mettere il paziente su un fianco o semiseduto, aria fresca, luci morbide. Igiene del cavo orale con spugnature e piccole umidificazioni. Evitare aspirazioni profonde. Se compaiono dispnea o agitazione, usare le terapie di salvataggio concordate e rivedere il piano.
Gli anticolinergici sono sempre necessari?
No. Possono aiutare se iniziati all’esordio del rumore perché riducono la nuova produzione di saliva. Non rimuovono le secrezioni già presenti. Vanno usati in modo proporzionato, valutando effetti come secchezza orale o ritenzione urinaria.
È utile aumentare i liquidi endovena o sottocute?
Nelle ultime ore i liquidi possono aumentare le secrezioni. Se non ci sono indicazioni cliniche specifiche, è ragionevole ridurli o sospenderli mantenendo una buona igiene orale e piccole umidificazioni.
Quando considerare la sedazione palliativa?
Non per il rumore in sé. Si valuta solo in presenza di sintomi refrattari che causano sofferenza nonostante gli interventi ottimali (per esempio agitazione grave o dispnea). Vedi sedazione palliativa.
Qual è la differenza tra rantolo terminale e catarro bronchiale?
Nel rantolo terminale prevalgono secrezioni in orofaringe per ridotta deglutizione; il rumore cambia molto con la posizione. Nel catarro bronchiale ci sono secrezioni tracheo-bronchiali più dense e spesso tosse inefficace. La gestione resta conservativa e mirata al comfort.
Quando chiamare il medico?
Se compaiono dispnea a riposo che non risponde ai rescue, agitazione importante, febbre alta, sangue nelle secrezioni o dubbi sulla sicurezza delle terapie. Approfondisci anche segnali del fine vita e delirio terminale.
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Contenuto a cura del Dr. Francesco Paolo De Lucia.
