Uso della cannabis nel dolore cronico: benefici ed effetti

Nel dolore cronico la cannabis terapeutica può essere un complemento utile in casi selezionati. Spiego sempre cosa aspettarsi: il beneficio medio è moderato e molto variabile. Per questo non la uso al posto delle terapie cardine, ma in aggiunta, con obiettivi chiari e rivalutazioni frequenti. Quando serve approfondire il bilanciamento tra i fitocannabinoidi, rimando anche all’analisi sul rapporto CBD/THC che condiziona efficacia e tollerabilità.

Cannabis terapeutica per dolore cronico: valutazione clinica

Quando la considero e con quali obiettivi

Valuto la cannabis quando le terapie standard sono insufficienti o mal tollerate. Definisco con il paziente obiettivi misurabili: ridurre il dolore a riposo e al movimento, migliorare il sonno, contenere la sofferenza globale. Se la persona è in percorso palliativo integro sempre con la migliore strategia per il dolore oncologico o per il dolore in cure palliative, scegliendo la via più semplice ed efficace e lavorando molto su educazione e follow up.

CBD, THC e scelta del rapporto

Il CBD ha minore impatto cognitivo e può aiutare ansia e iperattivazione; il THC modula dolore, appetito e nausea ma espone a effetti neurocognitivi. In pazienti fragili parto con profili CBD-prevalenti e aumento con lentezza. In quadri con nausea o inappetenza valuto piccole quote di THC. Se c’è spasticità considero formulazioni bilanciate 1:1 quando indicate. Riferisco sempre a quanto discusso nell’articolo dedicato sul rapporto CBD/THC.

Vie di somministrazione e titolazione

Evito il fumo. Uso spray oromucosale quando appropriato, oli galenici o decotti standardizzati. Applico il principio start low, go slow con controlli serrati nelle prime settimane. Se il quadro clinico lo richiede e la via orale è instabile, nell’ambito palliativo posso integrare con infusione sottocutanea continua per stabilizzare altri sintomi e ridurre oscillazioni del dolore.

Beneficio atteso e limiti dell’evidenza

Nei grandi numeri i cannabinoidi non inalati mostrano miglioramenti piccoli su intensità del dolore e qualità del sonno. Nella pratica clinica incontro risposte eterogenee: alcuni pazienti percepiscono vantaggi utili, altri no. Per questo definisco criteri di successo a tempo: se non li raggiungiamo, sospendo senza esitazione e riposiziono la terapia su alternative più efficaci per quel caso.

Sicurezza ed effetti avversi

Con THC possono comparire vertigini, sedazione, ansia o disforia, tachicardia e rallentamento psicomotorio; a dosi più alte aumenta il rischio di fenomeni psicotici in suscettibili. Con CBD ad alte dosi possono emergere sedazione, diarrea e citolisi epatica, soprattutto in associazione a valproato. Dopo assunzione con dosi clinicamente efficaci chiedo di evitare guida e attività pericolose. In caso di effetti persistenti rivedo il rapporto CBD/THC o sospendo.

Interazioni e monitoraggi

Il CBD interferisce con CYP2C19 e CYP3A4: verifico sempre antiepilettici, immunosoppressori e anticoagulanti e programmo esami di controllo quando indicato. Valuto l’intero piano analgesico per evitare sedazione cumulativa con oppioidi o benzodiazepine. Integro, quando utile, percorsi non farmacologici e, in caso di dolore osseo oncologico, considero radioterapia palliativa in rete se indicata.

Contesto clinico e alternative integrate

La cannabis non sostituisce gli oppioidi quando necessari. Nei quadri moderato-severi lavoro su titolazione, rotazione degli oppioidi e adiuvanti per la componente neuropatica. Se la via orale è inaffidabile, passo alla CSCI. Nei casi refrattari condivido un percorso di sedazione palliativa proporzionata nel rispetto delle norme. Per i pazienti dell’area di Nola posso integrare anche con valutazione locale dedicata.

Domande frequenti

Quanto tempo serve per capire se funziona?

Programmo una prova di alcune settimane con obiettivi misurabili. Se non c’è beneficio clinico chiaro, sospendo.

Posso ridurre gli oppioidi grazie alla cannabis?

Può accadere in alcuni casi, ma non lo do per scontato. Misuro sempre il reale risparmio. Se non c’è, mantengo la terapia più efficace.

Quale via di somministrazione preferisci?

Evito il fumo. Scelgo spray oromucosale quando indicato, oli o decotto standardizzato. Titolazione lenta e controlli ravvicinati.

Chi non dovrebbe utilizzarla?

Evito o uso con grande prudenza in storia di psicosi, cardiopatie instabili, gravidanza e allattamento, età molto giovane e in chi guida abitualmente veicoli.

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Contenuto a cura del Dr. Francesco Paolo De Lucia.

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